Presto, troppo presto per tirare somme dal congresso che tutt’ora si sta svolgendo al Pala Mandela a Firenze, l’ultimo, forse, dei Democratici di Sinistra.
Solo un paio di osservazioni. Personalmente non ho visto nessun intervento, ora sono molto impegnato, su dsonline; in compenso ho letto i resoconti sul buon vecchio Riformista. Pare che la storia dei Ds sia davvero al termine; si vede al Congresso una forte determinazione alla nascita del nuovo soggetto e questo è molto positivo.
Certo diversi nodi da sciogliere rimangono, non solo la collocazione internazionale, la cui ambiguità permane nonostante il discorso del segretario Fassino (che ha sfoggiato una ambigua retorica stile dei migliori democrtistiani); anche l’elezione della costituente crea non pochi grattacapi: veltronellum (scelta a livello locale) o Fassinellum (scelta a livello di segreteria; l’ho inventato io…)? La prima preferita a d’Alema, avvantaggiato nelle singole sezioni e quindi riuscirebbe a mandare un maggior numero di suoi seguaci, la seconda preferita a Fassino il cui discorso è identico.
Patti, alleanze roba che neanche il Mossad riuscirebbe a tirarci fuori la testa. Ultima quella tra d’Alema e Veltroni sul Veltronellum. Pare che l’astuto d’Alema abbia capito la popolarità di cui gode l’abile comunicatore sindaco di Roma, ed abbia deciso di farselo amico magari promettendogli altro in cambio.
Leadership: il presidente dei Ds declina la domanda dell’Annunziata (la cui deficienza sfiora i limiti del normale) sul tema chiedendosi il senso di una domanda su chi comanderà un partito non ancora nato, ma nel mentre decide di mettere da parte la presidenza del partito “morente” e questo a che pro se non quello di liberarsi le mani per una candidatura più libera al futturo partito? Certo che primo segretario non è una posizione comoda, tutto nuovo, pressioni da parte anche dei diellini; ergo meglio lasciare la patata bollente al buon Prodi, che tanto ormai è a fine carriera. Fassino, Veltroni, d’Alema sono certo i più quotati ma gli unici nomi illustri dei Ds (a cui vanno aggiunti Franceschini, Rutelli &C).
Nel mentre si prende per acquisito (perché tale è dopo il discorso di Mussi) la perdita di pezzi per strada; mentre quelli della terza mozione vogliano rimanere dentro per vedere come va a finire, onde, se la barca affonda, lasciare immediatamente la nave dicendo “ah noi l’avevamo detto”. Non si fa così, o dentro convinti ed attivi perché salti fuori qualcosa di presentabile, o fuori non a metà. Angius guarda con favore la nuova costituente socialista, ma dentro altri mini fratture (Zani) che vorrebbe stare a metà, degno dei migliori dc. Del resto ci si sta unendo con un partito i cui esponenti sono per la maggior parte, pezzi della frantumatata dc.
Vedo in Mussi almeno il coraggio di lasciare a fronte della non condivisione degli argomenti e del programma e di cercare qualcosa di meglio; e non star lì in un limbo nella ricerca del posto migliore minacciando scissioni. Il suo discorso è stato commovente e credo che nessuno abbia nulla da obiettare (l’applauso tributatogli ne è chiara manifestazione) nel ringraziarlo di cuore per l’apporto che ha dato in questi anni.
Ma i discorsi su chi annoverare nel Pantheon (ma chi cazzo l’ha tirata fuori questa vetustà?) sono molto più attuali e perversano sulle prime pagine. Meglio evitare la paventata meta fusione a freddo poi in seguito decidere chi mettere nei padri, anche in seguito al lavoro ed alla piattaforma che il neonato Pd presenterà. Sennò ancora divisioni.
La minaccia di Fassino “nel Pse o niente Pd” non pare credibile, soprattutto in seguito agli strappi che dei vari leader diellini al loro congresso a Roma. Come la chiamerebbe il mio prof di Giochi e Strategie, “aria fritta”. Il Pd è ormai inesorabile, salti fuori decentemente o no, anche se da Roma ne esce un no al Pse; al più si può pensare ad una collaborazione con i Socialisti europei, che pare a chi scrive, troppo poco.
Ciò che non capisco è la retorica con cui i diellini rifiutano di morire socialisti. Essere socialisti oggi non significa anelare alla rivoluzione di marxiana memoria; il Pd vuole essere un partito riformista ed in quanto tale la collocazione naturale non può che essere la grande famiglia riformista europea, il Pse.
Chiudendo i sondaggi, danno il Pd al 23%. Cifra da pesare in quanto immagino che molti stiano aspettando per vedere cosa davvero ne esce. Ecco l’importanza di lavorare affinché non salti fuori ciò che Boselli definisce “compromesso storico bonsai” e questo sarebbe la fortuna del nuovo Psi.
Scusate se vi ho tediato ma era doveroso visto il partito a me vicino e vista l’importanza dell’argomento.
Lenz
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